La società industriale, l’aumento della popolazione e il benessere hanno cambiato le abitudini alimentari e i metodi di produzione. L’industria alimentare “fabbrica alimenti”, le materie prime e prodotti finali sono sempre più lontani tra loro e per ogni persona che soffre la fame ce ne sono due obese o in sovrappeso.
Sono le contraddizioni della società moderna in cui quasi un terzo degli alimenti prodotti ogni anno sul pianeta viene perso o buttato. Questo spreco è legato al fatto che nei Paesi industrializzati si produce troppo e si consuma male (si acquistano più alimenti del necessario o si conservano male) mentre nei Paesi in via di sviluppo, le tecniche agricole e i metodi di produzione sono spesso poco efficienti e rendono inutilizzabili gli alimenti.
La produzione industriale, così come è impostata, non solo minaccia l’equilibrio ecologico del pianeta, ma anche le economie locali. I prodotti agricoli venduti a “prezzi stracciati”, nascondono spesso condizioni lavorative svantaggiose per gli operatori agricoli o l’obbligo di accettare un prezzo d’acquisto dei prodotti che non copre neanche i costi di produzione. Nei Paesi più poveri vengono disboscati centinaia di ettari di foreste per far posto all’allevamento di bovini e produrre carni che vengono consumate poi dall’altra parte del mondo.
La vendita industriale ha cambiato anche l’aspetto delle nostre città. Fare la spesa nei supermercati è comodo, ma la diffusione di grandi centri commerciali ha causato la chiusura di tanti piccoli punti vendita. Nelle grandi città sono spariti i negozi di vicinato e, in particolare nelle periferie, si sono diffusi i “quartieri dormitori” – luoghi in cui si va solo a dormire ed è difficile – soprattutto per gli anziani – avere dei rapporti sociali.
Ma il problema più grave resta quello di sfamare il pianeta rispettando l’ambiente: secondo l’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) tra meno di 30 anni nel mondo ci saranno quasi 10 miliardi di persone che, come noi, avranno diritto ad avere cibo nutriente, sano, sicuro e in giusta quantità. Per soddisfare queste richieste senza danneggiare ulteriormente il pianeta, l’agricoltura e l’industria dovranno utilizzare metodi produttivi più “attenti alla qualità e all’ambiente” e noi cittadini, dovremo aiutare questo cambiamento preferendo – e pretendendo – prodotti sani e amici dell’ambiente.
Abituati al consumo industriale e globalizzato, non ci meravigliamo di mangiare ciliegie a dicembre o trovare nel piatto una costata argentina.
Dovremmo invece pensare al costo ambientale di un alimento prodotto fuori stagione, ai gas serra emessi per trasportare una bistecca che proviene dall’altra parte del mondo e, anche a quanti soldi, energia e risorse ambientali sprechiamo ogni volta che un alimento finisce nella nostra spazzatura.
Quando si fanno acquisti ogni scelta è importante:
- Si sceglie cosa e quanto acquistare
- Si sceglie dove e quanto spendere
- Si sceglie anche quanto inquinare!
Consumare in modo sostenibile, evitare gli sprechi, preferire prodotti a basso impatto ambientale, sono semplici gesti quotidiani che migliorano il nostro presente e garantiscono un futuro alle prossime generazioni.